Che cosa raccontare oggi della città dell’overtourism e dell’acqua alta?

Mentre tutti gli esperti di comunicazione e marketing territoriale consigliano le destinazioni e le attrazioni turistiche di continuare a mantenere un rapporto con i propri visitatori. Mentre le destinazioni di gran parte del mondo comunicano un messaggio semplice ma efficace “Stai a casa, ci vedremo presto, non vediamo l’ora di accoglierti qui da noi”, Venezia sembra aver smarrito la strada.

In questo momento, nessuna comunicazione ufficiale per raccontare la città in questo particolare periodo ai viaggiatori e ai tanti che la amano anche a distanza. Per comunicazione ufficiale intendo anche in inglese.

Le immagini che oggi sono sul web sono quella di una Venezia bellissima ma vuota, dove qualche animale, più o meno realisticamente, è tornato ad abitarla. No non sono vere le immagini dei delfini in Canal Grande e anche neanche quelle che circolano sui delfini in laguna (che sono state girate la scorsa estate). Peste lo colga a chi ha messo una data farlocca sul video).

Venezia Codiv19

Stefano Mazzola | Veneziia Covid19 | Credit Stefano Mazzola, GettyImages

In questo momento non c’è nessun piano di comunicazione (non è una critica. è una constatazione): si pensa che sia troppo presto o forse si ha paura di dire ai visitatori “ci vediamo presto” quando negli anni scorsi ce n’erano pure troppi.

Il Covid19 si è infilato in una scia di eventi non proprio favorevoli: la città invivibile e sommersa dai turisti lo scorso anno e l’acqua alta di novembre. 

Allora che cosa raccontare della città oggi, al fine di mantenere saldo quel filo che lega i cuori dei visitatori a questa città? Perché abbandonare questo legame forte che sappiamo esserci se comunque tanti amanti della città tornano anno dopo anno?

Quello che oggi io voglio raccontare (e che mi auguro facciano anche altri, in primo luogo le istituzioni) è la Venezia solidale in questo momento di difficoltà.

E’ la città di Generazione 90 e dei centri sociali che portano spesa e medicine a casa ai più anziani.

Venezia Covid19 e la voglia di una città diversa

Le ragazze dei Laboratorio Morion | Credit Stefano Mazzola GettyImages

E’ la Venezia dei librai che raccolgono gli ordini e a piedi ti portano i libri a casa.

E’ la comunità dei negozi di vicinato che sono sempre presenti e che portano la spesa a casa. Anche se abiti a Burano e devono portarla da Venezia.

Sono i ristoranti che, senza aver mai considerato il servizio di delivery, si impegnano a farlo e stanno pensando al menù di Pasqua. Tutto questo grazie alle sinergie (penso a Mestre dove le consegne le fa un’Associazione di amanti della bicicletta).

Sono le varie agenzie e siti che offrono consulenze e si impegnano a tenere le fila di chi il delivery lo fa: penso sopratutto all’egregio lavoro di 2night . I loro post sono sempre aggiornati con le attività che consegnano a casa dal gelato all’hamburger e alla specialità tipiche veneziane. E ovviamente a Venezia non può mancare chi ti porta il vino a casa.

E’ la Venezia della cultura che anche dal divano non si ferma.

Perché raccontare questo? Perché secondo me raccontare questo, quello che oggi è la città anche nella sue difficoltà, possa aiutare chi la ama (a 10 km o a 1000) a vedere una città diversa da quella proposta negli ultimi anni. Nei cuori di ognuno deve potersi fare strada questa immagine della città, questa narrazione: non quella del turismo di massa, non quella dell’acqua alta, non quella della Venezia vuota. 

Venezia Covid19 e la voglia di una città diversa

Libreria Toletta ai tempi del Covid19 | Credit Stefano Mazzola GettyImages

E affinché questa narrazione si sostanzi nella realtà, l’impegno deve essere quello di far trovare questa città al ritorno dei visitatori. Ce lo stanno dicendo da tutte le parti: niente sarà più come prima. E noi quale città vogliamo offrire quando si riparte?

Le persone da tutto il mondo ci stanno chiedendo di sapere come sta la città, come stiamo noi. E’ facile da capire: io amo la Spagna e le immagini che mi arrivano mi fanno male. Cerco tra le righe informazioni di come gli amici spagnoli stanno nutrendo la speranza e la solidarietà.

E’ allora da questa narrazione profondamente diversa che può rinascere questa città che tutto il mondo ama. Con coraggio, fiducia e nuove prospettive.