Lo so, magari l’avete vista mille volte, ma io credo che ritornarci sia sempre un piacere. in più, fino al 25 novembre, secondo me dovreste proprio tornare per una visita alla Peggy Guggenheim Collection. Quest’anno infatti ricorre il 70° anniversario della esposizione della Collezione presso la XXIV Biennale di Venezia, presso il padiglione greco. 1948: la Biennale di Peggy Guggenheim, mostra-omaggio a cura di Gražina Subelytė, Assistant Curator del museo, è allestita nelle Project Rooms dal 25 maggio al 25 novembre 2018.

Peggy Guggenheim Biennale 1948
Io ho un legame particolare con la collezione. Quando ancora ero all’università, ho partecipato ad un corso per introdurre alla collezione le scuole del Veneto: non vi dico la mia gioia quando venni scelta tra persone molto più esperte e qualificate di me. Io a distanza di anni mi ricordo ancora quel momento.
La storia di Peggy e del suo arrivo a Venezia con le opere dopo la seconda guerra mondiale mi ha sempre affascinato. Ecco perché quando ho saputo dell’allestimento di questa mostra ne sono stata felicissima. La visita, in occasione dell’inaugurazione, non ha deluso le mie aspettative, anzi.
“La mia mostra ebbe una risonanza enorme e il mio padiglione divenne uno dei più popolari della Biennale. Tutto ciò mi emozionava terribilmente, ma quel che mi piacque di più fu veder comparire nei prati dei giardini pubblici il nome Guggenheim accanto a quelli della Gran Bretagna, della Francia, dell’Olanda, dell’Austria, della Svizzera, della Polonia […] Mi sembrava di essere un nuovo paese europeo”. Peggy Guggenheim, Una vita per l’arte

Maquette Guggenehim 1948
La presenza della collezione di Peggy alla Biennale del 1948 fu un evento epocale: fu la prima esposizione pubblica di una collezione privata di arte moderna in Italia dopo due decenni di regime dittatoriale, ma fu anche la prima presentazione della collezione in Europa, dopo la chiusura della galleria newyorkese Art of This Century (1942-’47). In Europa fino ad allora non si era mai vista una collezione così ricca di opere d’arte del novecento con la rappresentazione di tutte le scuole stilistiche, compresi quelle dell’arte astratta. Alcuni artisti come William Baziotes, Jackson Pollock, Mark Rothko a Clyfford Still non erano mai stati esposti fuori dagli Stati Uniti. In quel padiglione della Grecia, Peggy espose centotrentasei opere.
Come si può facilmente immaginare, non tutti in Italia, anche tra gli addetti ai lavori, erano pronti a cogliere la portata rivoluzionaria del progetto di Peggy e dell’arte contemporanea, e infatti, alcuni giornali dell’epoca, esposti in questa mostra non furono proprio teneri con questa esposizione. Qualcuno scrisse “Spiacenti, abbiamo riso”, e questo ci sia da monito per non giudicare troppo frettolosamente anche l’arte prodotta ai giorni nostri.
Quello che mi ha più emozionato di questa mostra è stata la creazione della maquette di quel padiglione: per la prima volta ne vediamo la ricostruzione degli spazi originari come erano stati progettati da Carlo Scarpa. All’interno del plastico, si possono perfino vedere le opere in miniatura collocate nei loro spazi originari.

Ricostruzione ingresso Guggenheim 1948
Oltre a questo, documenti, fotografie e lettere illustrano la presenza di questa esposizione della Collezione Guggenheim alla Biennale del 1948.
A rendere omaggio al Padiglione della “Signora Guggenheim” furono sia il Presidente Luigi Einaudi, sia l’Ambasciatore Americano in Italia, James Dunn. Altro visitatore illustre fu l’anziano storico dell’arte Bernard Berenson, sui cui testi Peggy Guggenheim studiò e si documentò durante il suo primo viaggio in Europa, agli inizi degli anni ’20. Pur non amando l’arte moderna, Berenson apprezzò i quadri di Pollock che “per lui erano come arazzi”. Una fotografia di Lee Miller catturò una Peggy felicissima durante la visita del critico Lionello Venturi, e fu la Miller stessa a descrivere su British Vogue il padiglione di Peggy come “il più sensazionale” di tutti.

Peggy Guggenheim accoglie il presidente Einaudi
Non mancano alcune delle opere esposte in quella prima mostra come Composizione n. 113 (1939) di Friedrich Vordemberge-Gildewart e Composizione (1936) di Jean Hélion, oggi nella collezione del Museo d’arte di Tel Aviv, e che dagli anni ’50 non sono mai più state esposte a Venezia.
Sempre in concomitanza con il 70° anniversario dell’esposizione della collezione di Peggy Guggenheim alla Biennale di Venezia, nelle sale di Palazzo Venier dei Leoni saranno straordinariamente esposte, per la prima volta negli ultimi vent’anni, tutte e undici le opere di Jackson Pollock, oggi appartenenti alla collezione. Cinque di queste erano in mostra nel Padiglione del ’48 insieme agli altri capolavori delle avanguardie storiche.
Credo che la presentazione della Collezione Guggenheim in quel lontano 1948, abbia offerto una incredibile occasione per l’Italia di conoscere finalmente le avanguardie più recenti dell’arte e quegli artisti americani che poi avrebbero esercitato un ruolo importantissimo negli anni ’50. Venezia fu, ancora una volta, centro di quel vortice di conoscenza e bellezza, che l’ha sempre contraddistinta nel corso dei secoli.
Grazie ancora Peggy per averci scelto come casa della tua splendida collezione, opera d’arte in se stessa.